Descrizione
Il complesso episcopale di Fréjus costituisce un insieme di quattro monumenti eccezionali.
La cattedrale segna l’arrivo del vescovo nella regione a partire dall’anno 374, momento dal quale non ha smesso di trasformarsi. Il battistero, eminente testimonianza dell’espansione del Cristianesimo, battezzò molte anime, e gli sguardi che si posano sulle sue colonne di marmo e granito sono sempre di ammirazione verso la sua bellezza.
Il chiostro è un libro aperto sulla rappresentazione del mondo del XIV secolo: le sue decorazioni sulle capriate sono uniche in Francia. Il Palazzo episcopale, diventato il municipio, sfoggia invece con fierezza la sua facciata medievale e custodisce segretamente i tesori del suo passato.
Coordinate
Il complesso episcopale
48, rue du Cardinal Fleury
83600 Fréjus
Biglietteria
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Ci piace perché...
- Le pitture e le colonne in marmo del chiostro
- Il retablo di Jacques Durandi, grande pittore di Nizza del XV secolo
- Il tetto con le tegole verniciate del campanile
- I dettagli dei capitelli del battistero
Informazioni pratiche
Apertura
Orari soggetti a modifiche
Ultimo ingresso 30 minuti prima della chiusura
Periodo estivo:
Apertura continua dal 2 maggio al 31 agosto, dalle 10 alle 18
Periodo invernale:
Dall’1 settembre al 30 aprile, dalle 10 alle 13 e dalle 14 alle 17
Visite guidate comprese nel prezzo del biglietto.
Tariffe
Intero: 6€
Ridotto: 5€
Gruppi (a partire da 20 persone): 5€
Gruppi scolastici: 20€
Gratis
Minori di 18 anni (in famiglia e non con gruppi scolastici)
18-25 anni (cittadini europei e residenti extracomunitari nell’Unione Europea)
Persone disabili e il loro accompagnatore
Persone in cerca di lavoro (dietro presentazione di un attestato non più vecchio di 6 mesi)
Carte Culture – Carte ICOM
Alla scoperta del complesso episcopale
LA CATTEDRALE SAN LEONZIO
La cattedrale, che domina il paesaggio della città vecchia, è uno dei numerosi monumenti di Fréjus classificato come Monumento Storico, dal 1862.
La prima cattedrale dedicata alla Nostra Signora e a San Leonzio (vescovo di Fréjus 400 ? – 433), della quale troviamo tracce nella grande navata medievale, fu forse costruita su un antico tempio o sotto la basilica romana a partire dal V secolo d.C.
Nel corso dell’alto medioevo, a partire dal XI secolo, venne aggiunta un’altra chiesa a nord, contro la anteriore. Questa seconda chiesa era parallela e contigua alla prima, ma anche più piccola. Allungata nel XII secolo, divenne in seguito la chiesa parrocchiale, oggi la navata Saint-Etienne. Possiamo parlare di “chiesa doppia”, piuttosto abituale per tali monumenti in tutta la cristianità.
In quell’epoca il cimitero parrocchiale era contiguo al lato nord di questa chiesa: fu uno dei primi esempi di cimitero in città della Gallia del sud.
Con l’inizio del XIII secolo si assiste ad un arricchimento monumentale importante. La navata Notre-Dame venne interamente ricostruita. Nella parte ovest vennero costruite le pile, come supporto per la torre/campanile situato nell’asse della navata. Ad est la navata venne prolungata con l’abside, a cul-de-four (semi cupola), sormontato da una torre aperta, simile a quella del muro di cinta urbano, dando all’edificio un aspetto fortificato e raro in tutta l’architettura mediterranea. Questo aspetto un po’ militare del complesso rappresenta l’espressione del potere militare e temporale esercitato dal clero.
La torre del campanile, restaurata dopo la seconda guerra mondiale, in realtà risale al XIII secolo per quanto riguarda la parte bassa, mentre il tamburo ottagonale e la freccia in “malons” (piastrelle in terracotta) verniciate tipiche della Provenza risalgono al XVI secolo. I colori verdi e ocra dei malons a contatto con la luce danno al campanile dei sontuosi riflessi dorati.
La costruzione nel 1530 della nuova entrata della cattedrale, con bellissimi battenti a cassettoni in legno scolpito, causò l’eliminazione dell’antico ingresso che si affacciava sul chiostro.
L’antico ingresso lasciò posto alla sepoltura dei due vescovi, Monsignor Barthélemy e Pierre de Camelin, con due statue realizzate da un atelier genovese. Nella navata Saint-Etienne troviamo l’altare barocco attribuito a Dominique Fossati, marmista marsigliese del XVIII secolo.
All’interno la navata è ricoperta da un tipo di volta a crociera d’ogiva, detta “Lombarda” poiché importata dalla Lombardia. Inoltre gli stalli dell’abside, rivestiti in legno di noce, risalgono al 1441. Sono stati attribuiti allo scultore di Toulon Jean Flamenc.
L’attuale buffet d’organo è stato realizzato nel 1991 da Pascal Quoirin a Saint-Didier nel dipartimento Vaucluse, ispirandosi agli organi italiani del XVII e XVIII secolo.
La sagrestia, che esisteva già nel XII secolo, è ricoperta da rivestimenti in legno di noce in stile Luigi XV (XVIII secolo). L’architrave in ardesia che sormonta la porta è stata scolpita per volere del prevosto Georges Fenilis.
Infine il retablo di Santa Margherita è una pittura religiosa della fine del Medioevo, supportata da pannelli in legno. Pittura con détrempe, tecnica pittorica che consiste nel legare i pigmenti con emulsioni naturali o artificiali: colle collagene o polisaccaridi in soluzione acquosa.
Il retablo di Santa Margherita (1454), di stile gotico internazionale è opera di Jacques Durandi (1410 – 1469), precursore di Louis Brea, Maestro della scuola dei “primitivi di Nizza”. Il retablo di Fréjus, che porta il nome del finanziatore (Antoine Boneti) e del pittore, è l’unica opera che possiamo attribuire con certezza a Jacques Durandi.
IL BATTISTERO
Battistero: baptisterium in latino voleva dire “bacino per i bagni freddi”
Il Battistero Paleocristiano di Fréjus (classificato come Monumento Storico nel 1908) fu costruito alla fine del IV secolo o all’inizio del V secolo. Lo stato di conservazione di questo battistero è notevole. Fino al livello delle finestre alte, la struttura è quella originale. I muri sono in gres color vinaccia, in gres verde del Massiccio dell’Esterel, e in mattoni principalmente decorativi.
A partire dall’anno 374, in occasione del Concilio di Valence, viene nominato un vescovo per Fréjus, fatto che dimostra che nella zona era insediata una comunità religiosa importante, rendendo quindi Fréjus il vescovado più antico del dipartimento del Var e il secondo dopo Lione in Francia.
Il battesimo è un rito di passaggio, per questo i battisteri sono quasi sempre monumenti diversi. Spesso sono di forma ottogonale, come quello di Fréjus o di San Giovanni in Laterano a Roma, prima costruzione espressamente dedicata a questa funzione. Gli otto lati rappresentano i sette giorni della settimana (e della creazione del mondo) più il giorno di risurrezione e della vita eterna (aritmologia mistica della risurrezione della quale il battesimo è il simbolo anticipato).
I cattolici nel IV secolo ancora non battezzavano i neonati. A quell’epoca infatti solo gli adulti ricevevano il sacramento del battesimo, con l’obiettivo di cancellare tutti i loro peccati, e ciò di solito avveniva a Pasqua. Potendo essere perdonati una volta sola, i credenti attendevano a lungo prima di farsi battezzare, come fu il caso dell’Imperatore Costantino (che concesse la libertà di culto tramite l’editto di Milano nel 313).
È solo nel medioevo che il battesimo dei neonati diventa un’abitudine.
La cerimonia si basava sul rituale che conosciamo oggigiorno, quello dell’immersione, gesto simbolico che rappresenta l’assoluzione dai peccati e la nascita di una nuova creatura di Dio.
Il battistero è decorato da colonne in granito che proverrebbero dal reimpiego di materiali antichi. Cinque di queste colonne provengono dal Massiccio del Gigri Dag, in prossimità della città turca di Ezine, (granito della Troade). Si tratta di un granito particolare, con delle belle macchie scure, ricche di miche nere. Ogni colonna supporta un capitello in marmo di Carrara o dell’Anatolia (di Proconneso, attuale isola di Marmara), sei dei quali provenienti dal reimpiego di materiali romani del III e IV secolo e due solamente scolpiti nel V secolo.
L’ampio ingresso principale del battistero risale al XVI secolo, certamente a quando si costruì il nuovo portico d’ingresso al Complesso Episcopale nel 1530. L’aspetto attuale risale al XVIII secolo e lo dobbiamo al vescovo de Fleury, che fu vescovo di Fréjus dal 1698 al 1715.
La cupola è stata restaurata (1922 – 1931) da Jules-Camille Formigé, architetto a capo dei Monumenti Storici, responsabile della Provenza a partire dal 1920.
IL CHIOSTRO DI FRÉJUS
I canonici circondavano e assistevano il vescovo. A capo dei canonici c’era il prevosto, assieme ai quali formavano il Capitolo. La prima menzione di un Capitolo a Fréjus risale al 1038. Fino all’inizio del XII secolo il Capitolo di Fréjus, composto da 12 canonici e diretto da un prevosto, rimase sotto stretta tutela del vescovo il quale usufruiva anche dei profitti e dell’appartamento. In seguito a dei disaccordi, un arbitrato separa i beni dei due gruppi. È in seguito a questo fatto che i canonici decidono di installarsi a nord della cattedrale, ed è in quell’epoca che vengono realizzate le gallerie del Chiostro. Il chiostro serviva da sagrato per la Cattedrale. Sul muro orientale della galleria possiamo notare le tracce della porta medievale della Cattedrale; oggigiorno è murata, così come l’oculus che la sormonta.
Al piano terra delle colonnine doppie in marmo sorreggono degli archi a sesto acuto. Le colonnine sono in marmo di Carrara, ricavate dall’antico podium dell’Anfiteatro, o colonne in marmo di Genova, città che intratteneva rapporti commerciali intensi con Fréjus. Questi capitelli presentano una versione semplificata del classico capitello corinzio. A sud una sala capitolare, che si trova al di sopra del vestibolo della Cattedrale, accoglieva i canonici durante le loro deliberazioni.
Per coprire le gallerie era stato previsto una volta in pietra. Sono ancora visibili alcune tracce. Sicuramente troppo pesante, fu sostituita dalla metà del XIV secolo (1350) da una capriata in larice, apprezzato per la sua plasticità e ritenuto non soggetto a putrefazione, proveniente dal bosco di Boscodon, nella regione Hautes-Alpes. Ognuno dei cassettoni di questa capriata è stato pitturato. La presenza del fiore di giglio su uno dei cassettoni non può essere anteriore al 1246, data in cui Carlo I d’Angiò, fratello di Luigi il Santo, divenne Conte di Provenza. Nelle 4 gallerie del Chiostro sono stati dipinti 1200 cassettoni. Attualmente 400 sono ancora visibili. Le tematiche sono varie: esseri ibridi, mostri, Santi, busti, scene di vita quotidiana, ecclesiatici…Questo insieme è un eccezionale esempio di pittura decorativa del XIV secolo, esempio unico all’interno di un Chiostro in Francia.
La casa del Prevosto si trovava nella parte est del Chiostro, al primo piano. Questa facciata occidentale ci mostra una parete in muratura con bugnato analogo a quello del campanile e del capocroce della Cattedrale. Al centro, una porta con un arco a sesto acuto è protetta da una buca assassina, una sorta di apertura in altezza che permetteva di gettare delle pietre sui nemici che si avvicinavano.
Del primo piano resta poco in seguito alla rivoluzione francese. Venduto come bene nazionale, il Chiostro viene totalmente parassitato da nuove costruzioni, per poi essere classificato come Monumento Storico nel 1875. È allora che il Chiostro e il vecchio pozzo, che sorge su un’antica cisterna romana, vengono restaurati da Jules-Camille Formigé (architetto a capo dei Monumenti Storici) tra il 1922 e il 1931, così come la doppia scalinata che conduce al primo piano.
La restituzione del tetto delle gallerie est, ovest e sud si è progressivamente imposta come indispensabile per ridare al monumento il suo volume, ma ancora di più per garantire la conservazione delle pitture decorative del soffitto in legno. Questi lavori sono stati realizzati nel 2008 seguendo i progetti dell’architetto Francesco Flavigny.
IL PALAZZO EPISCOPALE
La prima dimora del vescovo fu predisposta a sud della Cattedrale a partire dal V secolo. Questa dimora episcopale subì vari rimaneggiamenti nell’XI e XII secolo, che imposero l’installazione di un capitolo di 12 canonici presso il vescovo. Dopo la separazione dai canonici il vescovo restò solo, e la sua residenza diventò una vera e propria castello-fortezza.
Jacques Duèze (vescovo dal 1300 al 1329), futuro Papa Giovanni XXII, trasformerà il castello in palazzo. La costruzione della cappella episcopale dedicata a Sant’Andrea risale a quest’epoca (prima menzione nel 1303). Venne restaurata nel 1856 durante l’episcopato di Monsignor Jordany (vescovo dal 1855 al 1876) che lascerà il suo blasone sul pavimento in mosaico. La volta simula un cielo costellato da stelle dorate e fa pensare al soffitto della Sainte Chapelle di Parigi. È stata classificata come Monumento Storico nel 1908.
Il palazzo verrà abbandonato dal vescovo de Fleury (vescovo dal 1699 al 1715), famoso per essere stato anche il precettore e poi ministro di Luigi XV.
Dagli archivi di quest’epoca, molto mal ridotti, ci è giunto un inventario dei mobili alla morte del Monsignor de Castellane (vescovo dal 1715 al 1739), risalente al 1738 – 1740, e che ci offre una descrizione dei luoghi molto precisa.
Al piano terra c’erano: la rimessa delle carrozze, la dispensa, la panetteria, le camere dei domestici, la lavanderia, la prigione (il vescovo possedeva il suo tribunale), le scuderie.
Al primo piano invece c’erano le stanze di servizio, cucina e uffici, la stanza del pane, la sala da pranzo dei domestici, e poi sul davanti: le stanze di ricevimento e la sala da pranzo, il salone e le camere per gli ospiti del vescovo, per la sua corte e il suo segretario, la latrina, l’accesso del vescovo alla cattedrale (ancora visibile sull’ultima campata).
Al secondo piano si trovavano le stanze private del vescovo, nell’angolo sud-ovest, e le stanze di chi gli stava vicino. La cappella è visibile ancora oggi, nell’ala sud, così come la torre che si trova al di sopra.
Venduto come bene nazionale durante la rivoluzione, la città di Fréjus l’ha acquistato e restituito alla chiesa dopo la averlo restaurato (1823). Il vescovo Richery (vescovo dal 1823 al 1829), optò per un rinnovamento radicale. Venne distrutto tutto eccetto gli edifici est. Oggi quindi rimane solo un terzo del palazzo originale. Fu l’architetto del dipartimento del Var, Lantoin, che realizzò il progetto del nuovo palazzo episcopale. Dopo la separazione della chiesa dallo Stato nel 1905, la città di Fréjus chiese di recuperare il suo palazzo, che è così diventato ufficialmente il municipio di Fréjus nel 1912.
Il vescovo di Fréjus – Toulon dal 1958 risiede a Toulon.